«Scusa per le lacrime. Non pensavo».
Anche Ilona Staller piange per amore, rivedendo le scene del suo matrimonio con il famoso Jeff Koons, l’artista «strapagato: una sua opera costa 25milioni di dollari».
A Domenica Live la famosa pornostar e suo figlio Ludwig, in esclusiva, raccontano il dramma di un affidamento conteso.
Cicciolina ripersorre in poche battute quell’amore: «Mi dicevo sempre: un giorno incontrerò il grande amore della mia vita e ci farò un figlio. Quando ho incontrato Koons ho capito che era lui».
Dalla loro relazione nasce Ludwig, che oggi ha vent’anni e vive a Roma. E che per anni è stato conteso dai genitori.
Il matrimonio tra Illona e Koons, infatti, naufraga dopo due anni e mezzo.
«Divorziammo. Un giorno ero a Roma con Ludwig e il mio ex marito venne a trovarmi e mi disse che avrebbe portato il bambino allo zoo. Invece lo portò a New York, senza neanche il passaporto».
Inizia così la battaglia senza quartiere della Staller: «Tornai a New York e scelsi un appartamento schifosissimo, ma con quattro entrare a nord, sud, est ed ovest. Ero sorvegliata continuamente e, quando potei vedere mio figlio e portarlo a casa mia, avendo sperimentato tempi e vie di fuga, scappai con lui, indossando una parrucca scura e le lenti a contatto marrone. E gabbando anche la sorveglianza».
Immediata scatta la caccia da parte dell’Fbi e, poi, la battaglia legale, raccontata da Ludwig: «Fui assistito da assistenti sociali e mia madre è stata processata e arrestata. Io volevo stare con lei, ma le leggi italiane sono diverse da quelle americane e tutta la vicenda di è sviluppata come una battaglia legale tra Italia ed America».
Poi, a 14 anni, quando Ludwig per legge è in grado di scegliere, il giudice gli chiede quale genitore voglia al suo fianco: «In verità non è stato tutto così immediato: prima di me hanno ascoltato gli assistenti sociali che mi sconsigliavano di stare con mia madre e mi imboccavano. Al giudice dissero che io preferivo stare con mia madre. Ma non era così. Poi, dopo tre tentativi falliti, riuscii a parlare con il giudice e a dire la mia verità».