Perchè le diete falliscono?

fallire-diete_v_dmar.jpgPerché ho la paura di ingrassare?
Da molti anni effettivamente il cibo è entrato nella vita quotidiana con prepotenza, nel senso che si è trasformato da bisogno naturale per nutrirsi a fonte di abbondante gratificazione più che nel passato, quando invece scarseggiava e ci si doveva inventare piatti poveri arricchiti come si poteva con companatici. Oggi gli chef propongono tanti piatti in abbondanza, stranamente combinati e sempre più ricchi di ogni tipo ingrediente. La gente mangia troppo e spesso inutilmente solo per gratificazione orale, soprattutto i dolci. Perfino i bambini sono per il 30% in sovrappeso.

Perché, malgrado segua un’alimentazione controllata, la mia paura permane?
Spesso la bilancia non è fedele nel modo giusto. Si tratta in molti casi di ritenzione dei liquidi che facilmente si possono smaltire; spesso si mangiucchia per golosità senza accorgersene e ci si riempie di qualche caloria in più; spesso è solo un timore: in quest’ultimo caso il dietologo si accorge che tutto sta procedendo bene. La paura di ingrassare dal fatto che inconsciamente le persone sanno di trasgredire la dieta, e quindi la paura permane.

Perché vivo con sensi di colpa l’ingerimento di dolci o altri alimenti che trovo peccaminosi?
Si possono mangiare i dolci con attenzione cercando di bilanciare questi con il resto che si introduce nel corpo, ma i dolci nella nostra cultura sono effettivamente molto calorici e tanto buoni quindi equivalgono a una trasgressione che fa sentire in colpa.

Perché non riesco a seguire una dieta, pur con tutta la buona volontà?
La fiducia in se stessi dovrebbe aiutare a pensare se stessi in buona forma e in buona salute, ma le insicurezze personali richiedono gratificazioni come bisogno urgente e non come desiderio di vedersi in buono forma sani e belli, per cui si trasgredisce, si trasgredisce, e ancora si trasgredisce. Contro chi si sta opponendo resistenza? A chi sentiamo il bisogno di trasgredire? Sono queste le domane che dovrebbero porsi le persone che non riescono a seguire una dieta, facendola fallire.

2/3 tazze di caffè al giorno per contrastare la depressione

La bevanda conterrebbe sostanze in grado di stimolare il rilascio di serotonina e dopamina.

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Un recente studio condotto presso la Harvard Medical School, mette in evidenza come le donne consumatrici abituali di caffè non decaffeinato, corrono meno rischi di ammalarsi di depressione. Per giungere a tale conclusione, i ricercatori hanno esaminato 50.000 donne, con età media di 63 anni e nessun segno di manifesta depressione. Durante il periodo di osservazione, 2607 donne hanno mostrato segnali depressivi; ne è emerso che coloro che consumavano quotidianamente 2/3 tazze di caffè, manifestavano il 15% di probabilità in meno di ammalarsi rispetto alle donne che consumavano 1/2 tazze di caffè settimanalmente. Secondo gli studiosi, l’effetto positivo lo si deve alla presenza nella bevanda di sostanze che favoriscono il rilascio nell’organismo di serotonina e dopamina, neurotrasmettitori notoriamente noti per contrastare le forme depressive.  Il risultato del test è stato pubblicato sul magazine Archives of Internal Medicine.

Cosa “mangi” quando bevi?

Latte, spremuta di agrumi, tè verde e birra non solo dissetano, ma nutrono anche.

 

Cosa “mangi” quando bevi?

Si presta molta attenzione a quel che si mangia: se ingrassa, se fa male o se può aiutarci nella prevenzione. Ma ricordiamoci che anche le bevande hanno proprietà nutrizionali e apporti calorici. 

 

Il latte

Contiene proteine, zuccheri, grassi, minerali e vitamine. Dunque non è solo una bibita, ma un vero alimento. Completo, anche se non insostituibile: 100 g di latte intero contengono 64 calorie e il 3,6% di grassi. La stessa quantità di latte parzialmente scremato, contiene 36 calorie e l’1,5% di grassi, una percentuale che scende fino allo 0,2% nel tipo totalmente scremato.
Inoltre il latte è ricco di vitamine D, A, B1, B2, e soprattutto di calcio: da 100 a 120 mg /100 g, più di qualunque altro alimento.

Il latte è consigliato durante l’infanzia e l’adolescenza, perché in quel periodo il corpo ha bisogno di assumere più calcio (da 800 a 1000-1200 mg al giorno) per acquisire un buon “picco di massa ossea”, cioè una consistenza tale da poter contrastare il rischio di future osteoporosi.

Per la stessa ragione, fa bene alle donne in gravidanza, durante l’allattamento e in menopausa, ovvero in tutte quelle situazioni in cui l’organismo necessita di un aumento di fabbisogno di calcio (da 800 a 1200-1500 mg). E fa bene, in genere, a tutti gli adulti, purché non allergici, intolleranti o con tendenza al colesterolo alto (i grassi infatti sono “saturi”, anche se meno dannosi di quelli presenti nelle carni rosse; nel caso, meglio  scegliere il tipo scremato). Il calcio presente nel latte è “biodisponibile”, ossia viene assorbito bene dall’intestino a differenza di quello contenuto in altri alimenti, soprattutto vegetali e nelle acque potabili. Ultima virtù: contiene triptofano (precursore della serotonina), dunque favorisce il sonno.

Le spremute di agrumi

Sono la colonna portante della salute: 100 g di spremuta contiene 3 mg di sodio, 200 mg di potassio, 49 mg di calcio, 22 mg di fosforo e 50 mg di vitamina C. Inoltre zuccheri (7,8), fibre (1,6), antiossidanti e altre sostanze. Il succo, rispetto al frutto, non perde nessuna proprietà nutrizionale, salvo una minima quantità di fibre, ed è quindi uno degli alimenti liquidi più sani e utili alla salute. Anche il valore energetico è relativo: 33 calorie ogni 100 g.

Una spremuta di arancio (ma anche di limone, mandarino, pompelmo) come spuntino spezzafame è quanto mai consigliabile per chiunque. Ancora di più per i fumatori per le sostanze antiossidanti contenute (ma che non serva da alibi: le sigarette vanno comunque buttate), per chi lavora in ambienti inquinati e per chi soffre di inappetenza. E non è vero che mette acidità perché l’acidità dello stomaco è più alta (pH 3 dello stomaco contro 1,5-2 degli agrumi).
Attenzione però a non eccedere con la quantità, soprattutto i soggetti in sovrappeso e i diabetici, che devono limitare gli zuccheri.